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MERCI LA VIE
(MERCI LA VIE)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 26 agosto 1991
 
di Bertrand Blier, con Charlotte Gainsbourg, Anouk Grinberg, Gérard Depardieu, Michel Blanc, Jean Carmet (Francia, 1991)
Un film, come un quadro, come un romanzo, come una giacca di uno stilista può anche essere decostruito. Può essere cioè privato di quella costruzione, di quella progressione drammatica che gli viene dettata dalla sceneggiatura prima, e dalla messa in scena di questa, per evitare quell'unità mitica - poiché tramandata dai tempi dei greci - di tempo, di luogo e d'azione. Godard ha quasi sempre decostruito i suoi film, Bunuel spesso, e Fellini, Tati, Cocteau.

Ma proprio perché decostruito - e non sembri un paradosso - un film deve reggere ad una sua logica imperiosa: deve pur sempre riassumersi in un significato coerente, che lasci allo spettatore l'impressione di aver visto qualcosa di più di un seguito di momenti eventualmente privilegiati. È quello che non succede nell'ultimo film di un autore che ha sempre amato l'idea della libertà, del viaggio, tanto da esordire con un film celebre in questo senso, LES VALSEUSES.

Il figlio del celebre attore è un ambizioso, ed il suo ultimo film rappresenta l'ennesima prova del suo talento: ma MERCI LA VIE, dopo un avvio promettente, soffoca di cotanta qualità: i dialoghi sono limati con una precisione che finisce per apparire irritante, le inquadrature sono tutto fuorché convenzionali, l'uso delle scenografie, dei colori, delle luci, dei suoni è evidentemente pensato in chiave psicologica.

Con tutto ciò, confermando la sua reputazione di cineasta dall'ultima mezzora micraniosa (proprio come ci sono i tennisti che ce la fanno in tre set, ma regolarmente scoppiano sulla distanza dei cinque...) Blier fa tutto alla rovescia: quando si tratta di dare un senso al proprio zapping (la definizione è sua) virtuoso, quando sembra finalmente giunto il momento di far comprendere allo spettatore a cosa rimi quel suo tono corrosivo e provocatorio, tutto quello che inventa è il procedimento super abusato del film nel film, e per spiegarci che l'Occupazione nazi e l'AIDS hanno più di un punto in comune.

Buon per lui che le due fanciulle sulle quali si regge il film (una che la vita l'ha ancora tutta da ringraziare, Charlotte Gainsbourg, e l'altra - la rivelazione Anouk Grinberg - che coi ringraziamenti ha chiuso) sono perfette.


   Il film in Internet (Google)

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